Ufficio Stampa della Corte costituzionale Comunicato del 18 marzo 2024 “LA CORTE CUSTODE ATTENTA DELLA COSTITUZIONE. MA LA COSTITUZIONE NON APPARTIENE AI CUSTODI. È DI TUTTI”

l rispetto dovuto al legislatore e l’indipendenza del Collegio, garantita anche
dalla segretezza dei suoi lavori, nella Relazione annuale del Presidente della
Corte costituzionale Augusto Antonio Barbera
“In un sistema costituzionale fondato sulla separazione dei poteri, al rigoroso rispetto
delle decisioni delle magistrature deve corrispondere l’altrettanto rilevante rispetto
delle decisioni delle sedi parlamentari, espressione della sovranità popolare”.
Con queste parole, il Presidente della Corte costituzionale Augusto Antonio Barbera – che ha svolto oggi, a Palazzo della Consulta, la sua Relazione annuale alla presenza
del Capo dello Stato e delle più alte cariche – ha affrontato il tema de “l’ordinamento
costituzionale e del Parlamento”, affermando, tra l’altro, che la Corte deve rispettare
l’ampia sfera di discrezionalità del legislatore nell’attuazione delle politiche delle
quali il Parlamento risponde direttamente agli elettori, e può intervenire soltanto ad
assicurare il rispetto dei limiti sostanziali fissati dalla Costituzione a quanto può essere
deciso dalle maggioranze parlamentari.
In particolare, ha aggiunto il professor Barbera, “questa Corte è chiamata ad essere
‘custode della Costituzione’, ma è tenuta ad essere altrettanto attenta a non
costruire, con i soli strumenti dell’interpretazione, una fragile ‘Costituzione dei
custodi’”. E ciò soprattutto in riferimento a materie in cui le norme costituzionali
sono oggetto di una evoluzione interpretativa; penso in primo luogo i diritti civili. E
in proposito vanno ricordate alcune innovazioni che nella storia della Repubblica,
sono state proprio il “frutto di importanti pronunce della Corte a cui hanno fatto
seguito non meno rilevanti decisioni legislative”.
In ogni caso, il Presidente Barbera ha voluto sottolineare che “a fronte di una
persistente inerzia legislativa, la Corte non può comunque rinunciare al proprio
ruolo di garanzia, che include anche il compito di accertare e dichiarare i diritti
fondamentali reclamati da una ‘coscienza sociale’ in costante evoluzione”.
E nel tracciare un bilancio dei rapporti tra la Corte e il Parlamento, sempre rispettosi
dei tempi e delle modalità con cui le Camere esercitano la propria funzione, il
professor Barbera ha aggiunto che “non si può non manifestare un certo rammarico
per il fatto che nei casi più significativi il legislatore non sia ancora intervenuto”
davanti alle sollecitazioni dei giudici costituzionali, “rinunciando a una prerogativa
che gli compete e obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma
soluzione, inevitabile in forza dell’imperativo di osservare la Costituzione”.
“Con riguardo all’attività complessiva della Corte, può nascere, in casi eccezionali,
l’esigenza di modulare gli effetti temporali della pronuncia di accoglimento, in
un’ottica di collaborazione con il legislatore nell’attuazione della Costituzione:
infatti, contenendo l’impatto della decisione in una precisa dimensione temporale,
si agevola un intervento legislativo per una disciplina ricostruttrice che si faccia carico
dei problemi relativi all’equilibrio di bilancio e alla ragionevole durata dei processi,
interessi anch’essi di rilevanza costituzionale”. A tal proposito nella relazione
vengono richiamate esperienze di altri Paesi e della stessa Corte di giustizia che,
seppure in via eccezionale, già modulano gli effetti temporali delle decisioni.

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FONTE

https://www.cortecostituzionale.it/

 

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