La galleria Alessandra Bonomo a Roma si irradia di luce. È quella emanata dalle opere di José Angelino (Ragusa, 1977) e quella riflessa sulle sculture traslucide di Tristano di Robilant (Londra, 1964). Non una doppia personale, bensì “un dialogo intimo e organico”, come lo definisce Lorenzo Madaro, autore del testo critico in catalogo. Un progetto espositivo che si pone in continuità con la mostra Oblique magie del tempo (conclusasi a Bari lo scorso 15 febbraio) e che offre al pubblico romano una selezione di lavori accomunati dall’impiego del vetro, seppur con esiti distinti, e dalla luce quale efficace mezzo espressivo.
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