RANCESCA GREGO
10/08/2023
Dal prossimo 7 settembre fino al 28 gennaio 2024 la straordinaria bambinaia-fotografa sarà ospite di Palazzo Pallavicini: nelle sue sale rinascimentali potremo ammirare 150 scatti originali (110 in bianco e nero e 35 a colori), selezionati dalla curatrice Anne Morin di Chroma Photography per offrire al pubblico un viaggio completo nell’opera dell’autrice.
Novità della mostra bolognese sarà la visione di filmati Super 8 realizzati a partire dal 1960. Vivian Maier filmava tutto ciò che la portava a un’immagine fotografica: osservava, si soffermava intuitivamente su un soggetto e poi lo seguiva. Ha ingrandito il bersaglio per avvicinarsi da lontano, concentrandosi su un atteggiamento o un dettaglio, come le gambe o le mani delle persone in mezzo alla folla. Il film è un mix di documentario – un uomo arrestato dalla polizia o la distruzione causata da un tornado – e opera contemplativa (lo strano corteo di pecore diretto ai mattatoi di Chicago, per esempio).
Vivace e variegato, il percorso di Vivian Maier – Anthology si soffermerà sui temi più cari alla street photographer, restituendo l’essenza della sua cifra stilistica: la capacità di catturare e trasformare in immagini compiute l’attimo di una coincidenza, le sviste della realtà, la vita che scorre senza che nessuno le presti attenzione. Fotografie che sembrano nascere nel luogo dove l’ordinario fallisce, dove il reale scivola via e lo straordinario sboccia come per miracolo.
“Seppur scattate decenni or sono, le fotografie di Vivian Maier hanno molto da dire sul nostro presente. E in maniera profonda e inaspettata…”, afferma lo scrittore e curatore Marvin Heiferman: “Maier si dedicò alla fotografia anima e corpo, la praticò con disciplina e usò questo linguaggio per dare struttura e senso alla propria vita conservando però gelosamente le immagini che realizzava senza parlarne, condividerle o utilizzarle per comunicare con il prossimo. Proprio come Maier, noi oggi non stiamo semplicemente esplorando il nostro rapporto col produrre immagini ma, attraverso la fotografia, definiamo noi stessi”.
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